In occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, vogliamo ricordare le sfide uniche che le donne lesbiche affrontano ogni giorno, compresa la negazione della maternità per le madri non biologiche.
Mentre la società progredisce verso una maggiore accettazione e inclusione delle famiglie LGBT+, ciò non si traduce sempre in uguaglianza di diritti. Le madri non biologiche si trovano ad affrontare discriminazioni legali e sociali nell’accesso alla maternità, con conseguenze devastanti per loro e per le loro famiglie.
La negazione delle trascrizioni dei figli nati da coppie lesbiche è una manifestazione tangibile della mancanza di una legge che protegga e riconosca pienamente i diritti di tutte le famiglie.
Senza una normativa chiara e inclusiva, le madri non biologiche sono costrette a lottare per il riconoscimento legale dei loro legami genitoriali, passando anni nei Tribunali dei minori per adottare il proprio figlio/a!
Ne si può far conto sulla giurisprudenza che non è affatto conforme sul diritto alla trascrizione.
Ciò che questo governo sta attuando nei confronti delle famiglie arcobaleno e delle persone LGBT+ è un totale ritorno al medioevo, ma ciò su cui dobbiamo riflettere è il fatto che i nostri “cugini francesi” hanno al potere il Centro Destra esattamente come noi, ma a differenza nostra, per loro i diritti non hanno colore politico, facendo passi avanti e inserendo, per esempio, in costituzione l’interruzione di gravidanza: la Francia continua a dimostrarsi, quindi, più liberale dell’Italia, dove ci sono solo 7 ginecologi su 10 obiettori di coscienza…non a caso è il primo paese del G7 ad avere un premier LGBT+.
In questo 8 marzo, esortiamo le autorità competenti a promuovere e approvare una legislazione che riconosca e tuteli pienamente i diritti di tutte le donne, incluse le lesbiche, discriminate due volte per il loro genere e loro scelte affettive.
Marina Zela, fondatrice Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale